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Palazzina cinese

Immaginando di fare una bella passeggiata virtuale ai margini della città, tra la borgata di San Lorenzo ai Colli e le falde del Monte Pellegrino, parte sviluppatasi a partire dalla metà del XVIII fino al XIX sec. nella quale si estendevano i giardini e le  ville padronali della nobiltà palermitana, della " Piana dei colli".

Ecco, questa è la parte della città di Palermo che, a mio avviso, più riporta l'impronta borbonica.

La storia della Palazzina Cinese inizia quando a Napoli, capitale del regno delle due Sicilie, soffiano venti di rivoluzione a seguito e sull'esempio della rivoluzione francese.

Era, appunto, il 1798 e Ferdinando IV di Borbone decide di rifugiarsi a Palermo insieme a tutta la sua famiglia, raggiungendo l'isola di Sicilia via mare su piccole imbarcazioni e con molti disagi.

 

Sorge la necessità di offrirgli una dimora degna del suo rango.

La regina Maria Carolina, sorella della più nota e sfortunata Maria Antonietta,  preferisce una dimora al riparo dalla mondanità, e Ferdinando ama la caccia ed è appassionato di botanica.

Ecco che la nobiltà palermitana del luogo, che peraltro, si sente non suddita del sovrano, ma tutt'al più pari, in virtù dell'antica regalità vissuta ai tempi dell'impero Normanno-Svevo, cede appezzamenti di terreno per la costruzione di una piccola reggia.

In loco già esisteva un edificio ligneo alla cinese, di proprietà, già del barone Lombardo della scala, con la costruzione di una palazzina appena iniziata.

 

 

La palazzina cinese (alla cinese)

La costruzione ha luogo ,tra il 1799 e il 1802. Una piccola curiosità : durante questo periodo pare che la famiglia reale sia stata alloggiata nell' attuale villa Bordonaro, oggi Viale Del Fante,  quasi di fronte alla futura piccola reggia. 

 

Il complesso esterno

L'incarico della costruzione venne affidato all' insigne architetto del tempo Venanzio Marvuglia, che elaborò un progetto di ispirazione orientale, appunto alla cinese secondo una moda introdotta in quegli anni in cui si manifestava spiccata simpatia per il gusto orientale. In particolare: cinese e giapponese, sia nell'architettura, nella pittura, disegno, moda e suppellettili, gusto e moda che si sono protratti fino ai primi del'900.

L'architettura della villa è molto fantasiosa, armonica  e vivace. La facciata principale è su piazza Niscemi.

 

Le parti frontale e laterale, circondate da cancellata, rendono ben visibile la palazzina a chi percorre la strada che costeggia il complesso del sito.

Due piloni robusti e tondeggianti posti ai lati del cancello di ingresso su piazza Niscemi, inquadrano la facciata della Palazzina centralizzandola. Tra essi si evidenzia frontalmente un pronao con colonne che sorreggono un padiglione poligonale con falda rialzata.

Più su, prosegue il corpo centrale della facciata con copertura a padiglione, con terrazze laterali e porticato.

La coloritura è in toni di rosso su  tutta la facciata e decorazioni di geometrie regolari    spiccano su fondo bianco. Tra pronao ,torrette e terrazze il movimento delle superfici, dà vivacità all'insieme.

Lateralmente si possono osservare due torrette elicoidali : con un  andamento a spirale e con scale che si svolgono dando visivamente l'idea di estrema leggerezza e fantasmagoria. Tutto è frutto di una ricerca di gioia e di piacevolezza. Intorno alla villa si estende un giardino all'italiana con aiuole e percorsi ordinati geometricamente, che guardato dall'alto, dalle  terrazze e dai balconi, dà una visione d'insieme ordinata, armoniosa e precisa, con percorsi di passeggiata fra le aiuole ben coltivate con belle piante, sia locali sia esotiche.

 

Intorno alla casina si estende un giardino all'italiana con aiuole e percorsi ordinati geometricamente, appunto secondo la tipologia del giardino all'italiana, che guardato dall'alto: dalle terrazze e dai balconi, dà una visione d'insieme ordinata, armoniosa e precisa, con percorsi di passeggiata fra le aiuole ben coltivate con belle piante, sia locali sia esotiche.

Nel 1956 il Comune di Palermo decise di adibire parte del giardino a città dei ragazzi un po' vagamente, sulla scia di Disneyland. L'incarico della progettazione e realizzazione venne affidato al Pittore e scenografo Gino Morici docente di scenografia alla Facoltà di Architettura di Palermo che realizzò strutture architettoniche di fantasia e scenografie da ambientazione che attraevano la fantasia dei ragazzini e che piacevano agli adulti i quali rievocavano ricordi dell'infanzia, vi erano anche macchine ludiche e e giochi vari collaborò con lui lo scultore Mario Pecoraino docente di scultura all'Accademia di Belle Arti di Palermo.

 

Nell'andazzo tra aperture e chiusure un ulteriore incarico venne dato all'artista di tradizione popolare Mimmo Cuticchio.

Successivamente il percorso del giardino venne posto all'attenzione del pubblico, tramite le scolaresche che" l'adottarono" come monumento da studiare e restituirne la conoscenza al pubblico.

Ritornando alla costruzione, si accede al piano terra attraverso un cortile quadrato, che induce, anche, in un'atmosfera intima e familiare.

Il piano terra è adibito a :"Museo etnografico" intitolato a Giuseppe Pitrè: storico, studioso delle tradizioni popolari della nostra città.

In altre sale adiacenti sono ospitate antiche carrozze patrizie della nobiltà siciliana riccamente decorate.

Un carretto siciliano dipinto e intagliato coloratissimo, trainato da un verosimile cavallo "bardato" di tutto punto come da antica tradizione.

In altre sale adiacenti vi è l'esposizione di numerosi ex voto dipinti da pittori autodidatti che con espressioni pittoriche ingenue, sincere e commoventi, rappresentano con gratitudine grazie e miracoli ottenuti.

 

Al piano rialzato c'è la sala dei ricevimenti decorata con pannelli di stoffa recanti motivi floreali che riecheggiano lo stile cinese.

La sala da pranzo si trova al 1° piano: famosa perché ospita "la tavola matematica" denominata così scherzosamente da Re Ferdinando.

Il tavolo in questione progettato da Giuseppe Venanzio Marvuglia è un ingegnoso esempio di fantasia ingegneristica meccanica .

 

Esso si compone di due elementi circolari concentrici : uno esterno attorno al quale prendevano posto i commensali, e l'altro centrale più piccolo ,che con un sistema di funi e carrucole in legno, veniva fatto salire e scendere dalla sottostante cucina, per porvi i piatti da portata, con le vivande, all'andata, e i piatti e le stoviglie, già usati da cambiare, al ritorno. Si evitava in tal modo la presenza della servitù, garantendo ai commensali maggiore privacy.

L'ambiente è decorato ad encausto, tecnica derivante dall'arte antica romana nella quale i colori in polvere venivano mescolati ed impastati con cera calda, che rendeva un effetto cromatico pastoso e consistente adatto a dare anche plasticità.

Siamo in periodo neoclassico, per cui c'è il gusto del ritorno all'arte classica: greca e romana.

Inoltre, come vedremo in altri ambienti, noteremo il ritorno ad antichi stili medioevali specialmente il gotico, o a stili orientali come appunto le figurazioni cinesi o quelle moresche.

La camera da letto del re è dipinta in stile cinese: il baldacchino al di sopra del letto è sorretto da otto colonne di marmo bianco. Le porte sono finemente intarsiate.

Al 2°piano si trova la camera da letto della regina, con porte scorrevoli a scomparsa con intarsi. Le pareti sono dipinte in chiaro gusto neoclassico e neopompeiano.

All'ultima elevazione si trova una grande terrazza con portico ottagonale e copertura a pagoda, detta "specola "che naturalmente rievoca lo stile cinese. Accanto alla casina vi è una piccola cappella :una sola aula circolare con colonne binate che sorreggono la calotta della cupola.