Guardare la realtà. Lettera Pastorale
Guardiamo la realtà con spirito critico, con potere di discernimento, senza limitarci a sognare ad occhi aperti; immergiamoci nella concretezza dei giorni senza disfattismi o compromessi con ciò che è utile, ciò che è facile, ciò che accarezza solo la pelle ma non coinvolge mente e cuore; lavoriamo per un mondo migliore, impegniamoci per il bene comune… questo è vivere da cristiani secondo un’etica che al tempo stesso è profondamente umana. La scelta del cristiano è impegnativa: guarda la meta del cielo ma sa che cammina in terra dietro Cristo, come Cristo… se non vuole avere una fede ipocrita, solo di facciata…
Certo, con tanti squilibri della società, tante ingiustizie, tanta incapacità politica e interessi di parte non è facile rifuggire dall’astensionismo nelle situazioni di voto o dal rifugio del proprio orticello ma non è ciò che ama il Signore. Ogni cristiano, con la sua vocazione di vita e secondo le sue possibilità d’incidenza nella realtà, è chiamato ad animare l’impegno sociale con la carità così da renderlo addirittura superiore a quello soltanto secolare e politico. “L’azione dell’uomo sulla terra, quando è ispirata e sostenuta dalla carità, contribuisce all’edificazione di quella universale città di Dio verso cui avanza la storia della famiglia umana” (Benedetto XVI).
Anche Papa Francesco ha più volte parlato di una “buona politica al servizio della pace” anzi in termini più estesi
“Carità e virtù umane per una politica al servizio dei diritti umani e della pace”, riferendosi al “buon agire politico”
- fondato sulla giustizia, sull’equità, sul rispetto reciproco, sulla sincerità, sull’onestà, sulla fedeltà - e contrapponendovi per chiarezza “i vizi della politica”:
≪La corruzione nelle sue molteplici forme di appropriazione indebita dei beni pubblici o di strumentalizzazione delle persone - La negazione del diritto - Il non rispetto delle regole comunitarie - L’arricchimento illegale - La giustificazione del potere mediante la forza o col pretesto arbitrario della “ragion di Stato” - La tendenza a perpetuarsi nel potere - La xenofobia e il razzismo - Il rifiuto di prendersi cura della Terra - Lo sfruttamento illimitato delle risorse naturali in ragione del profitto immediato - Il disprezzo di coloro che sono stati costretti all’esilio≫.
Non abbiamo esempi edificanti a riguardo ma, da credenti e come cristiani, dobbiamo perseguire la sfida della buona politica, altro che tirarci indietro o voltarci dall’altra parte.
La pace è simile alla speranza di cui parla il poeta Charles Péguy: “È come un fiore fragile che cerca di sbocciare in mezzo alle pietre della violenza!” Va curato e protetto perché la ricerca del potere ad ogni costo porta inevitabilmente ad abusi e ingiustizie.
Sappiamo che la politica è un veicolo fondamentale per costruire la cittadinanza e le opere dell’uomo, ma quando, da coloro che la esercitano, non è vissuta come servizio alla collettività umana, diventa strumento di oppressione, di emarginazione e persino di distruzione. «Se uno vuol essere il primo – dice Gesù – sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti» (Mc 9,35) e questo nel concreto, nel quotidiano… non nelle pie intenzioni o nei rituali di preghiera. La coscienza civile e la responsabilità politica costituiscono infatti una sfida permanente per tutti coloro che ricevono il mandato di servire il proprio Paese, di proteggere quanti vi abitano e di lavorare per porre le condizioni di un avvenire degno e giusto. Se attuata nel rispetto fondamentale della vita, della libertà e della dignità delle persone, la politica può diventare veramente una forma eminente di carità e questo riguarda tutti, a vario livello e secondo i ruoli di ciascuno.
Occorre ricordare sempre che oltre al bene privato, troppo spesso prevalente, esiste un interesse generale che appartiene alla comunità intera, essenziale per la costruzione di una società più giusta e solidale.
Non parliamo di un “partito di cattolici” ma di un “agire politico” a vantaggio della comunità, della società civile, del creato, una concretezza di azione che il cattolico “deve” perseguire, non evitare!
Certo, fare politica non è facile in questo mondo corrotto, che quasi ti risucchia e non ti fa andare avanti… Papa Francesco ha parlato di “martirio quotidiano”: cercare il bene comune senza lasciarsi corrompere, costruire il bene pensando le strade più valide, i mezzi più utili, lavorando nelle piccole e nelle grandi cose; andare avanti tutti i giorni con questo ideale, portando la croce di tanti fallimenti, di tanti peccati, perché nel mondo è difficile fare il bene senza sporcarsi un poco le mani o il cuore: ma per questo si va a chiedere perdono e si continua a farlo, senza scoraggiamenti, con piena fiducia nel Dio che è con noi.
D’altro canto, qual è la soluzione per la politica che oggi ci offre il mondo globalizzato? È il dio denaro, tutto al servizio del dio denaro, che persegue solo la cultura dello scarto: quello che non serve, si scarta (i bambini, gli anziani, i giovani, i deboli, gli infermi…). E noi cattolici non possiamo guardare dalla finestra, lasciare che questa cultura dello scarto ci scarti tutti come ogni giorno viene distrutta la Natura…
Il Signore ci chiama lì, dove possiamo intervenire, custodire, curare… con fiducia e perseveranza.
Il diavolo semina corruzione ovunque (anche nella chiesa!) ma noi dobbiamo agire pregando, costruire sperando,
consolare amando… “senza lasciarsi rubare la speranza”
Sempre c’è qualcosa che delude la speranza: con tanti innocenti che muoiono, tanta violenza che uccide, tanto egoismo che avanza… sorge spontaneo chiedersi: “Ma Signore, dove sei? Dove stai?”. Dio cammina con il suo popolo, mai l’abbandona, Lui è il pastore del suo popolo… anche se non sempre si vede, per cui si inciampa e si cade… Dio ci sostiene, è il Padre che attende ed abbraccia… la vera speranza è un Suo dono, un regalo che non delude mai! Quando siamo nelle difficoltà, la speranza sembra cadere ma nel cuore umile rimane perché essa è la più umile delle virtù, è la virtù degli umili. Umiltà e servizio sono le due cose che custodiscono la speranza; dobbiamo difenderla ad ogni costo perché ci dà la vita.
Difendere la speranza è anche alimentare lo stupore di un Natale che si rinnova ogni giorno!
La “responsabilità solidale” porta ad immergersi nella realtà concreta senza effetti speciali, romanticismi o spiritualismi, ma con l’umiltà di Maria che ha il cuore grato per la vicinanza del Figlio a ciascuno di noi; porta a cogliere il centro del Mistero della Nascita di Cristo – “Il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi” - credendolo e attestandolo con i fatti, senza prediche e parole vane, senza scaldarsi per pochi istanti ad un fuoco di paglia…
Il tempo della pandemia ha accresciuto in tutto il mondo il senso di smarrimento, ma la responsabilità solidale è la scelta che viene da Dio; anzi viene da Gesù Cristo, che ha impresso una volta per sempre nella nostra storia la ‘rotta’ della sua vocazione originaria: essere tutti sorelle e fratelli, figli dell’unico Padre. Avere la cura dell’accoglienza, della dignità della vita, della casa comune, dei più fragili e vulnerabili è quanto vuole Gesù in un’esistenza laboriosa, dove non abbassiamo mai la guardia, accogliendo con gratitudine ogni nuovo giorno donatoci da Dio. Ogni mattina è una pagina bianca che i cristiani incominciano a scrivere con le opere di bene… noi siamo già stati salvati dalla redenzione di Gesù, però attendiamo la piena manifestazione della sua signoria: quando finalmente “Dio sarà tutto in tutti".
Il cristiano non è fatto per la noia o l’inerzia, semmai per la pazienza e l’attesa vigile… Soffriremo, ci saranno momenti di rabbia e indignazione… ma “nessuna notte è così lunga da far dimenticare la gioia dell'aurora; nella monotonia di giorni sempre uguali è nascosto un mistero di grazia".
Se rimaniamo uniti a Gesù, il freddo dei momenti difficili non ci paralizzerà; e se anche il mondo intero predicasse contro la speranza, se dicesse che il futuro porterà solo nubi oscure, il cristiano sa che in esso c'è il ritorno di Cristo, c’è un progetto di salvezza ben delineato: “Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità". Però bisogna bandire la sfiducia e la rassegnazione! Non è da cristiani rassegnarsi e stare con le mani in mano come non è da cristiani alzare le spalle o piegare la testa davanti a un destino che sembra ineluttabile. Gesù ci raccomanda di attenderlo con i fianchi cinti e le lampade accese: “Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli” (Lc. 12,37).
Allora coraggio! Andiamo avanti con fermezza e intelligenza! Vi invito a leggere i segni dei tempi alla luce della Parola, a guardare la realtà con discernimento, ad essere fiduciosi!
Tuttavia guardiamoci dai “profeti di sventura” che ci vogliono distogliere dal nostro cammino, dai tanti “avvoltoi” che ci raggirano con sorrisi ipocriti, che ci inquietano con false promesse, che insidiano i nostri equilibri… IL SIGNORE È DALLA NOSTRA PARTE! NULLA CI PUÒ MANCARE!
Benedizioni su tutti, con tanto affetto.
P.Vincenzo C.