più cuore nelle mani san camillo piucuorenellemani palermo piu cuore nelle mani San Camillo de Lellis cento mani Palermo

Vita e opere

La Santità di S. Camillo e i benefici ricevuti

Ogni anno nell’approssimarsi del 14 luglio, siamo chiamati a parlare della vita di S. Camillo. Avendo avuto questo incarico ho cercato di trovare argomenti che magari per necessità di abbreviazioni non stati solitamente descritti. 

 
 

Episodio di mia esperienza

I Camilliani sono soliti organizzare delle missioni nelle parrocchie, facendo conoscere il carisma di S. Camillo. In queste missioni ho avuto l’incarico di avere i contatti telefonici con Sacerdoti delle parrocchie interessate. Uno di questi Sacerdoti, dopo che abbiamo discusso sulla parte organizzativa mi dice: “Avete la fortuna di avere un grande santo”. Anche se la vita di S. Camillo l’avevo letta, devo dire che questa frase detta da una persona che non è Camilliano mi ha colpito e mi ha indotto a riflettere e a confermare a me stessa che veramente abbiamo un grande Santo. Questa sensibilità l’ho riscontrata in altri sacerdoti. Certamente la Santità di S. Camillo è in ciò che ha fatto nella sua vita, è visibile nelle opere compiute. In questa occasione ho utilizzato dei documenti relativi al processo di canonizzazione e diverse sono le testimonianze e molti gli episodi riportati che lo distinguono. Ho letto un libro su S. Camillo che riporta in sintesi il processo di canonizzazione. Monsignor Bernardino Giacobelli Monsignor Bernardino Giacobelli, redattore della causa di canonizzazione, traccia un profilo biografico e un’esposizione sintetica, ricavata dalle testimonianze, delle virtù teologali e cardinali praticate in grado eroico e così conclude: grande ed eroica è stata la fede di Camillo, ricca dei doni dello Spirito, sovrumana e mirabile, soprattutto visibile nelle opere compiute”. Non posso raccontare tutto ciò che ha fatto S. Camillo per brevità di tempo, non ho preparato un trattato di alta teologia, ma racconto eventi umani e concreti. La cosa che frequentemente colpisce a chiunque è certamente la carità verso gli ammalati, cosa che tutti sappiamo perché argomento che si racconta frequentemente.
Previsione di fatti
Alcune testimonianze riportate nel capitolo sulla fede in Camillo riferiscono che lui ha avuto la capacità della lettura del pensiero, della chiara visione dello stato di coscienza di morenti bisognosi di riconciliazione, della previsione della sua morte e di fatti circostanziati che poi si verificarono.

1. Gesta eroiche

1.1 Comprò un asinello - 1590

Nel 1590 mentre si discuteva preso gli uffici vaticani se conveniva elevare la “Compagnia dei Servi degli Infermi” a Ordine Religioso, scoppiò a Roma sul colle del Quirinale ”un’infermità tanto maligna che quasi non perdonava nessuno”. Furono colpiti in particolare dei tessitori di velluto che il Papa Sisto V aveva fatto venire a Roma per introdurvi l’arte della seta. La narrazione è drammatica: moriva tanta gente. In molte case giacevano nello stesso letto padre, madre, figlioli mescolati tutti assieme. Chi non moriva per il male, moriva per la fame. Camillo, mosso da compassione comprò un asinello e facendo preparare nella casa del Convento quanto era necessario, cominciò a mandare viveri ai poveri, andando di persona e con altri, mattina e sera per dare da mangiare (cibarli) Andarono di porta in porta portando pane, vino, acqua, minestre, uova, carne, galline, mandorle e tutto ciò che poteva essere necessario, dando da mangiare ai più gravi. Secondo le disposizioni del medico provvedevano anche alle medicine. Finito di imboccarli, rifacevano i letti, lavavano i piatti, facevano lavare i panni e li vestivano. Fasciavano i bambini il cui pianto inteneriva ogni cuore, per essere staccati dal latte materno perché c’era la paura che s’infettassero. Camillo lo faceva con carità e ansietà tanto grande che per strada non si fermava a parlare con nessuno. Un giorno accadde che, essendo andato a prendere una medicina per loro, al ritorno si scontrò con un Cardinale, il quale gli domandò come stavano i malati. Andava così in fretta che con tanta gentilezza e rustichezza gli disse: “Monsignore illustrissimo, la prego per amore di Dio a non trattenermi più, perché poi passa l’ora di dare questo rimedio” Alzato il mantello gli mostrò un pignattino, il che detto andò via lasciando il Cardinale attonito”.
1.2 L’inondazione del Tevere - 1598
La vigilia di Natale del 1598 il Tevere inondò la città di Roma. Fu una delle sciagure maggiori che colpirono la città nel corso dei secoli. L’Ospedale di S. Spirito sorgeva allora a livello del fiume e fu facile preda delle acque, tanto che le acque arrivarono fino a due metri dal pavimento. Camillo era alla Maddalena quando il fiume s’era fatto minaccioso, mettendo in allarme tutta la città. Lasciò subito la Casa, che poche ore dopo fu invasa dalle acque, per recarsi in ospedale. Fu necessario che tutti gli infermi si togliessero dai letti e i più gravi furono collocati nella parte superiore dell’ospedale da Padre Camillo e dai Padri che lo aiutarono. Tanto erano cresciute le acque che furono costretti a spogliarsi fino alla cintura. Padre Camillo fu il primo a dare il via a tanta carità, coinvolgendo anche gli altri. L’inondazione durò circa tre giorni e Padre Camillo sopportò freddo e fame. Era tanta la carità di questo servo di Dio che affrontava qualsiasi cosa per servizio degli infermi. Le acque cominciarono a defluire il terzo giorno. Tale catastrofe costò la vita a 800 persone, ma dei 300 ricoverati nemmeno uno perse la vita.

2. Fatti Miracolosi

2.1 Il Miracolo delle fave

La Comunità era proprietaria di un appezzamento di terreno. I Religiosi vi seminarono poca quantità di fave, che maturarono a fine maggio. Tanta povera gente andò a raccoglierne, di nascosto. La cosa fu riferita al convento e i Religiosi si lamentarono con Camillo, il quale diede ordine che nessuno fosse impedito e che tutti i poveri le potessero raccogliere e mangiarne liberamente. Ci andarono molte persone e anche i Padri per il loro uso ne raccolsero una grande quantità. Ciò fu di stupore perché rispetto alla poca quantità seminata il raccolto era stato in abbondanza. L’arciprete Don Giovanni, Alessandro di Franco che aveva la campagna confinante racconta: Vidi molte mattine che veniva una quantità di gente a pigliare le fave fresche, molti si riempivano le tasche, altri facevano dei fasci, altri si riempivano le falde dei mantelli. Ogni mattina era presente Padre Camillo e Don Giovanni gli diceva: Oimè, che vi resterà per voi? Padre Camillo rispondeva: “Dio provvederà”. Fece anche affiggere un bando in tutti i luoghi pubblici del territorio, invitando quanti ne sentissero il bisogno di andare al campo dei Padri. Quando giunse il tempo della battitura, con le fave restanti se ne raccolsero cinquantadue coppe. Questa moltiplicazione delle fave è stata ritenuta come miracolosa. Anche le fave battute furono considerate patrimonio dei poveri, ai quali dovevano tornare previa cottura nella cucina del Convento. Padre Camillo ordinò che ogni giorno un grande vaso di quei legumi cotti fosse distribuito con fichi secchi, noci. Così fu fatto ed essendo stata distribuita tanta roba, al convento non mancò mai niente.

2.2 Doni preternaturali

Descritti da testimoni che ne beneficiarono.

 ✓ Raccolta purulenta Padre Vincenzo de Falco era novizio quando gli si sviluppò una raccolta purulenta al braccio (postema) con febbre altissima. Il medico disse che era una situazione pericolosa. Camillo invece toccandogli il polso e facendogli un segno di croce in fronte disse: “ Non dubitare poverello, sta allegramente, che niente sarà”. Era verso sera. Il mattino seguente, tornando il medico, non solo lo trovò senza febbre, ma anche senza la raccolta purulenta come se niente ci fosse stato”

 

✓ Tubercolosi Catarrale Padre Giovanni Battista Crotonio trascinava da dieci mesi una tubercolosi catarrale emorragica e il medico disperava. Venne a visitarlo Camillo che gli disse: “Figliolo, vorresti sfuggire alla croce, dovrai invece affaticarti di più che in passato, ti mando a Napoli, dove guarirai. Il Padre lungo la strada cominciò a migliorare e giunto a Napoli guarì dopo 15 – 20 giorni.

 

✓Un caso di bilocazione - 1615 Padre Alfonso Mezio ai giudici di Roma racconta: essendo infermo dal 1615 di febbre maligna e ridotto in fin di vita, si raccomandò a Padre Camillo inviandogli una lettera a Bucchianico, dove in quel momento si trovava. All’improvviso di giorno Padre Camillo entrò nell’infermeria in abito di viaggio, con speroni e stivali conforme al suo solito e si pose a sedere accanto al padre malato. Lo segnò con la sua mano in fronte, consolandolo perché con l’aiuto di Dio sarebbe guarito. Credendolo venuto di fuori veramente, quando fu uscito con il suo solito passo, venne l’infermiere e lo pregò di chiamare Padre Camillo che lo aveva consolato e che già si sentiva guarito. L’infermiere, dopo avergli fatto replicare se era certo che Padre Camillo fosse venuto, andò a cercarlo, ma non trovandolo ed essendo una cosa nuova a tutti, ebbero il dubbio che delirasse. I dettagli descritti, al processo di canonizzazione, con tanta precisione da Padre Mezio, la sua personale certezza e il miracolo che seguì delineano il fenomeno della bilocazione, cioè la miracolosa presenza simultanea di una persona in due luoghi diversi.

3. Ultimi giorni della sua vita
Già dall’Ottobre dell’anno precedente (1613) aveva alternato periodi di riposo forzato a letto con le sue consuete e amate visite all’Ospedale di Santo Spirito. Dal mese di maggio 1614 però non fu più in grado di alzarsi. Si fece trasportare nell’infermeria della Casa, da dove non si allontanerà più. Era ridotto piuttosto male. Umile sino alla fine, passava i giorni tra continue preghiere, per prepararsi alla sua ora ed esortazioni e raccomandazioni ai suoi figli sul futuro dell’Ordine. Aveva anche preparato una lettera-testamento facendone recapitare una copia in tutte le case. Popolo Molte persone venivano ad implorare preghiere e benedizioni e consigli. Il popolo faceva pressioni per passare dall’infermo. Si faceva a gara per ottenere qualche reliquia, qualche minima cosa appartenuta e usata da lui. Profezia Dotato del dono della profezia, anche sul letto di morte previde alcune cose che veramente accaddero. “Questa è l’ultima notte che sarete con me, gli disse, perché domani sera passerò da questa vita… Non so se questi padri pensino alla mia sepoltura…. Lo dico perché non c’è altro tempo che domani!” Tutto si avverò alla lettera. Undici Luglio L’11 Luglio le sue condizioni erano peggiorate tanto che ricevette il Sacramento dell’Unzione dal Padre Generale. Rispose a tutte le preghiere con grandissimo fervore. Le sue ultime raccomandazioni ai confratelli riuniti furono l’obbedienza e l’amore alla Chiesa, al papa, l’osservanza regolare, la carità e l’unione fraterna, ma soprattutto l’amore all’apostolato della carità corporale e spirituale degli Infermi.
Quattordici Luglio 

 Spuntò l’alba del 14 Luglio. La Comunità si riunì per celebrare la Santa Messa e quell’ultima Messa fu particolarmente commovente e diceva: fratelli aiutatemi, adesso è tempo! Orazione, orazione, acciò il Signore mi salvi” Ripeteva i nomi soavi di Gesù e Maria e lo sguardo che carezzava per l’ultima volta l’immagine del Crocifisso, si fissava verso il cielo, esalando l’ultimi respiro. Camillo contava 64 anni. Quante lacrime, quanto dolore, quante preghiere nella penombra di quella infermeria. Comparve in sogno ad un Religioso 

 

Comparve in sogno ad un Religioso Comparendo in sogno a un Religioso della Comunità, che non aveva udito la campana che invita al transito del servo di Dio, lo animò a confessarsi e soggiunse: Sono morto adesso e vado in paradiso”. L’infelice si alzò, corse in infermeria, il Padre era veramente morto.
Comparve a P. Luigi Nella stessa ora egli comparve al P. Luigi Franco che, viaggiando per mare, dopo una giornata di fatiche, cercava un pò di riposo nella nave. Udendosi chiamare per nome: P. Luigi, P. Luigi” si destò e si vide P. Camillo con volto lieto e risplendente che gli disse: “Sta allegro” e benedicendolo disparve.
Il Cuore di Padre: pareva un rubino Un’ora dopo il transito il cadavere, secondo l’uso del tempo, venne sottoposto ad autopsia. Una biografia del Santo, del francese Padre Thomas Blanc, stampata a Lione nel 1860 (cioè dopo 245 anni), ci fa sapere che, poco prima di morire, Camillo, immaginando cosa sarebbe successo, aveva proibito ai Confratelli che si facesse l’autopsia del suo corpo, ma su questo punto non venne obbedito. Infatti, sia per soddisfare la curiosità della causa della morte, ma soprattutto per estrarre il cuore come reliquia, l’autopsia venne comunque effettuata. Furono chiamati due chirurghi dell’ospedale Santo Spirito, Girolamo Bianchi, primario, e Michele Ercolini. Il Padre Giacomo Mancini, all’epoca Superiore della Casa Generalizia e testimone del fatto così racconta: appena estratto, il cuore apparve di un rosso così vivo che “pareva un rubino ed era di tanta grandezza che fece restare ammirati quanti lo videro”.

Nel 1616 (due anni dopo la morte) Nel 1616 fu tagliata da un lato una porzione di cuore e portata a Messina dal Padre Califano che era stato nominato Superiore della Casa di Messina. Oggi la teca in cristallo, sigillata con un bordo d’argento in cui è contenuta la porzione di cuore è custodita in un reliquiario anch’esso d’argento nella Chiesa di S. Camillo a Messina. Tale reliquiario venne realizzato nel 1752 quando Camillo era stato già inserito nel Canone dei Santi e quindi la reliquia poteva essere esposta alla pubblica venerazione. A Messina si conserva anche un pezzo di tovaglia insanguinata quando fu aperto il cuore. La parte più grande del cuore La parte più grande rimase a Napoli, conservata in un reliquiario d’argento. I Religiosi della casa, trasportati dalla grande devozione non si limitarono ad una privata venerazione, ma ogni 14 Luglio esponevano al pubblico culto la reliquia. Ovviamente una tale condotta era illegittima dato che il processo che porterà Camillo alla canonizzazione era ancora ben lontano dalla conclusione.

La situazione dovette degenerare se, nel luglio del 1649, l’Arcivescovo di Napoli sottrasse ai Camilliani il cuore e lo fece trasportare nell’archivio della curia. Nel 1742, dopo la beatificazione ne fu fatta istanza al tribunale del Sant’Uffizio Napoletano per la restituzione della reliquia. Dopo una serie di vicissitudini si ebbe la restituzione della reliquia, che rimase a Napoli fino al 1925, anno in cui venne portata a Roma nella Casa Generalizia dove ancora oggi è custodita in un prezioso reliquiario.

Attorno alla salma

Allo spuntare dell’alba la salma composta fu portata in Chiesa.La notizia della morte si sparse per Roma e i primi ad accorrere - e parve cosa singolare - furono i “putti piccoli” , poiché dalle labbra innocenti esce la verità e la lode perfetta. Essi furono i primi a canonizzare il nostro eroe: “Accostandosi a quel benedetto corpo, o sulle braccia delle madri, o puntandosi giulivi sui piedi, volevano toccare quella benedetta salma, ripetendo: “Questo è Santo! Questo è Santo!” Dopo di essi fu un accorrere di gente alla Maddalena: prelati, gentiluomini, popolo. E la gente si affollava: era un accostare di medaglie, di crocifissi, di fiori, al cadavere di Camillo, era una fiumara di popolo che lo chiamava Santo, un intrecciarsi di suppliche, di invocazioni, di pianti e di grida, che non potevano reggere alla vista di quel Santo “andato diritto in Paradiso” Occorre un corpo di guardie a dominare l’irrompere di quel popolo, che già aveva rotto le balaustre.

Affluivano alla Tomba Dio glorificava il suo Santo in modo mirabile e strepitoso. I fedeli affluivano alla tomba, volevano vedere il luogo dove il Santo era morto e là si fermavano in preghiera, ne baciavano il suolo e le pareti, chiedevano incessantemente delle reliquie. Le grazie e i prodigi si moltiplicarono per tutta l’Italia. La quantità delle offerte, degli “ex voto”, delle candele era tale che il Padre Generale Nigli credé bene di parlarne con Paolo V: “Non si impedisca la devozione del popolo” fu la risposta del Pontefice. Padre Cicatelli Padre Cicatelli, all’epoca dei fatti, aveva venti anni. È sul fronte della terribile emergenza accanto a Camillo, che gli aveva dato l’abito religioso a Roma il 3 marzo del 1589. Una vera prova di fuoco che superò con giovanile entusiasmo. Fu tra i primi 24 ammessi ai voti l’8 Dicembre 1591. L’anno stesso della morte di Padre Camillo, scrive e pubblica la vita del Santo e contemporaneamente l’immagine. Vita e immagine andarono a ruba.

Riesumazione – 1625 cioè undici anni dopo la morte Alla prima riesumazione lo trovarono integro con la carne morbida Undici anni dopo la sua morte (1614 – 1625) nella primavera del 1625, in occasione del Capitolo Generale si chiese al Papa di poter riesumare il cadavere. Lo trovarono intatto con i piedi e con la carne morbida e fresca come fosse morto da pochi giorni. Alcuni medici gli fecero un taglio in una costola, trovarono il grasso e la carne fresca come fosse vivo. Stette nove giorni in terra e non diede segno alcuno di corruzione. Da quel taglio della costola scaturiva un liquore in continuazione. Il cardinale Muti chiese di bagnarne un pò di carta e di darle fuoco. Bruciò come olio, non come acqua o altra umidità. Grande fu la meraviglia di tutti, che ritennero quel liquore miracoloso. Visitarono il corpo una moltitudine di arcivescovi, vescovi, principi e infinito popolo, il che è pubblico per tutta Roma, il popolo pigliava fiori o pezzi di cassa per devozione, toccava le croci e i fazzoletti. Concorrendoci tanto gran popolo, fu necessario mettere delle guardie alla porta.

Beatificazione: 2 Febbraio 1742

 Si iniziarono i processi di beatificazione che furono interrotti e ripresi. Finalmente Benedetto XIV pubblicò il decreto di Beatificazione nel giorno anniversario della conversione del Santo, 2 febbraio 1742 (cioè dopo 128 anni). Si fecero addobbi e si tennero festeggiamenti non solo a Roma, ma anche nelle altre parti d’Italia, dove il beato Camillo aveva lasciato memoria di sé (Napoli, Palermo, Genova, Messina, Chieti e Bucchianico ) con celebrazioni di Sante Messe e un triduo solennissimo presso l’urna del Beato.

Canonizzazione: 17 Agosto 1746 Al decreto di Beatificazione segui il 17 Agosto del 1746 quello di Canonizzazione. Magnifici erano i miracoli approvati. Seguì la Messa papale e Benedetto XIV tenne “una dottissima Omelia” nella quale, parlando di Camillo, lo accostò alla grande figura di S. Pietro, per “l’amore fortissimo” a Gesù e a quella di S. Paolo, perché come lui, dopo essere stato prostrato sulla via di Damasco, riuscì, per la sua docilità al lavoro di grazia, un vaso di elezione.

Ministri degli Infermi nel mondo

Questa piccola famiglia Camilliana si spargerà in tutto il mondo e questo Istituto santificherà molti. I Ministri degli Infermi lavorano nel loro Ministero oscuro e altrettanto benefico. Il quarto voto solenne con il quale i Figli di Camillo si obbligano all’assistenza agli Infermi, anche appestati, ha chiesto e chiede di continuo le sue vittime per coronarle di gloria. Hanno affrontato ospedali, lazzaretti, sanatori, peste, colera, guerre e lebbrosari. Sono stati considerati i Padri della buona morte.

4. Benefici ricevuti

4.1 Esempio e valore della Carità

 4.2 Un grande privilegio Il Papa Benedetto XIV , che più di ogni altro conobbe la vita e gli insegnamenti di S. Camillo, essendo stato per più di 20 anni il promotore della fede nella causa di Beatificazione del Santo, nella Bolla di Canonizzazione afferma solennemente “ che Camillo, creando nella Chiesa un Istituto per l’assistenza completa agli Infermi, ha fondato una nuova scuola di carità, che fu e sarà un grande giovamento per le anime” Il Papa S. Pio X il 26 Luglio del 1905, per valorizzare e incentivare ancora di più il Carisma dei Camilliani e per offrire la possibilità non solo ai moribondi ma anche ai malati in genere, che per condizione o malattia sono impediti di partecipare alla Celebrazione della Messa in parrocchia, attraverso un Decreto testualmente scrive: La santità sua, con specialissima predilezione concede a tutti i Sacerdoti dell’Ordine di S. Camillo di celebrare la Santa Messa nella stanza degli Infermi, a sollievo della sofferenza e per il bene delle anime e aggiunge. “Tale privilegio, riservato ai Ministri degli Infermi e non estendibile ad altri, si intende esteso ad altri luoghi, come lazzaretti, pubblici ospedali e case di cura, usufruendo dell’Altare portatile, previo consenso dell’Ordinario del luogo e curando al massimo il decoro e la decenza dove sarà celebrata la Santa Eucaristia”. Tutto l’Ordine Camilliano, con gioia ed esultanza, espresse in vari modi riconoscenza e venerazione al grande Pontefice dell’Eucaristia per la enorme predilezione dimostrata ai Figli di S. Camillo e per un privilegio che non ha eguali nella storia della Chiesa. Fu Milano, la città fortunata, che diede vita e impulso alla diffusione del privilegio. Di questo privilegio tutti si meravigliarono.
 Commento di P. Rosario M.
 Quale migliore occasione avrebbero i Parroci o Collaboratori non solo di poter celebrare la S. Messa nella casa dei malati, ma anche di amministrare loro i due Sacramenti definiti dalla Chiesa “Sacramenti della Guarigione” in un clima di gioia e di festa e non di paura e di terrore. Oso fare un sogno, che si realizzerà quando ogni parroco dedicherà almeno un giorno alla settimana per celebrare presso la casa di un malato, dando appuntamento ai fedeli che lo vorranno di partecipare a questo momento di preghiera e di comunione con quanti soffrono, offrendo così la possibilità a Gesù di tornare ad entrare nella casa, come facevano in Palestina, per donare pace e salvezza.
4.3 Le Regole

San Camillo è stato il primo ad intuire e dettare delle Regole. Per questo è stato definito il precursore dell’assistenza infermieristica. In numero di 25, in esse emergono le parole diligenza, carità, amore, attenzione:

• Quando segui la visita

• Quando imbocchi

• Quando curi le piaghe

• Quando rifai il letto.

E il tempo che resta impiegalo, offrendo assistenza corporale e spirituale:

• Accertarsi sulla confessione ed esortarlo a farlo

• Aiutarlo a come prepararsi alla Comunione e nel transito con diligenza stare accanto per ricordargli alcune cose spirituali.

Al numero 24: Imparare queste regole e due volte al mese leggerle a tavola.

4.4 La Scorza, un Ordine Religioso specifico per i malati
Così scrive S. Camillo: “Non è il fine del nostro Istituto confessare in Chiesa e riempirci di confessionali, questo è un poco di scorza…. ma il fine nostro è servire perfettamente li poveri del hospitale e li morienti per le case questo è il nostro santo Istituto….” Per questo i Camilliani sono chiamati i “Padri della buona morte” . S. Camillo ha avuto intuizioni geniali, anticipando tendenze che solo molto più tardi si sarebbero imposte sia in campo laico che ecclesiastico. L’esempio di S. Camillo è stato quello di sacrificarsi fino all’inverosimile nell’assistenza ai malati. Giorno e notte, sotto la pioggia o con il sole cocente, caldo o freddo, nulla lo bloccava. Era solito dire: “Questa è la mia vita, servire i malati perché saranno questi che mi accompagneranno davanti all’altare di Dio”. (Salvatrice G.)