Lo stabilimento balneare di Mondello "Charleston"
Fu progettato dall'ing. belga, Rudolph Stualker nel 1912. La costruzione poggia su una piattaforma a palafitte che affondano in mare.
Un pontile lo collega alla terraferma come una passerella che si estende, sopra lo specchio d'acqua sottostante, fiancheggiata da colonnine che sorreggono le rispettive balaustre. Questo all'ingresso è sottolineato armoniosamente dalla linea curva di un'esedra, che è decorata in alto con dei delfini , alghe e motivi che si ricollegano al mare.
All'ingresso del locale, vi è un grande salone, adibito ai ricevimenti e a salotto.
Dietro al salone, attraverso corridoi si accede alla zona delle cabine.
Visto dall'esterno il corpo centrale è fiancheggiato da due corpi laterali a torrette. La costruzione è piuttosto articolata, composta e armoniosa. Vi sono ampie terrazze dalle quali si gode la vista del mare. Sulla facciata in vista mare vi sono ampie vetrate. Il ferro battuto sapientemente lavorato ha una parte di rilievo assolvendo una funzione strutturale e decorativa. Lo stile è un'armoniosa commistione fra Liberty, in Italia : Floreale e Art Nouveau franco-belga.
Una curiosità di informazione personale: le cabine a quell'epoca venivano chiamate stanzini perché erano stanzette in muratura in ognuno di vi era una botola in legno, che si apriva dall'interno e con una scaletta, si scendeva direttamente in acqua. In tal modo, le signore del tempo che già andavano in mare abbastanza vestite, potevano accedere al mare senza essere viste, da sguardi indiscreti.
Recandosi a Mondello vi è ancora un altro monumento a cielo aperto: il nostro Monte Pellegrino!
“Il più bel promontorio del mondo" così fu definito da Goethe, che lo descrisse nel suo famoso libro- diario: "Viaggio in Italia".
Si protende a strapiombo sul mare: guardando dal belvedere, balze di terreno roccioso, rivestito di terra verdeggiante e cespugli da macchia mediterranea, che si rincorrono fin giù....e poi la distesa del mare blu come inchiostro, con piccoli sprazzi di crestine bianche di schiuma, qua e là.
Questo nostro promontorio una volta, ere geologiche, appariva staccato dalla terra ferma perché il livello del mare ne copriva la continuità con la terraferma.
Fu chiamato Ercta, dai greci. In latino, invece mons Peregrinus (Ostile).Dagli arabi venne chiamato GebelGrin (monte vicino).
La sua caratterizzazione è sempre stata quella di monte sacro.
Lo testimonino numerosi ritrovamenti. Nelle grotte dell'Addaura, la fascia costiera che si stende alle sue falde, sono stati trovati graffiti del periodo Paleolitico, in uno dei quali è rappresenta una scena, che lascia pensare ad un rito iniziatico: tra un gruppo di personaggi con maschere di uccello al viso, disposti ordinatamente, alcuni inchinati o prostrati, ne spicca uno, recante sul capo un cappello, alto, a cono, probabilmente era un personaggio importante, autorevole che conduceva il rito. Sul monte, lungo i percorsi vi sono diversi resti che rimandano al culto della dea Tanit, divinità fenicia .
Lungo i percorsi che portano in alto, sono stati ritrovati reperti, frammenti, di epoca greco ellenistica raffiguranti divinità e così via, fino ad arrivare al Medioevo,
quando una fanciulla di stirpe reale decise di ritirarsi i sul Monte pellegrino per condurre una vita di solitudine e preghiera. La storia è ben nota a noi tutti palermitani, perché si tratta di : Rosalia Sinibaldi della Quisquina, di stirpe regale Normanna.
Riconosciuta poi come Santa Rosalia: la Santuzza nostra! Pare che il Monte, fosse un possedimento della sua famiglia ricevuto in donazione.
Era, dunque un territorio, non estraneo a lei. Oggi la grotta del ritrovamento delle sue spoglie, è santuario.
Da lì si può ammirare Palermo che si stende tutta ai suoi piedi.