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Il teatro Massimo

Palermo della fine del XIX E' una città che conta sull'imprenditoria aziendale commerciale, che sull'esempio dei Florio, dei Woodaus prima dei Witaker dopo, ha dato luogo all'avvio di un'imprenditoria che si estendeva in vari settori ,generando un certo benessere.

 

I gestori erano famiglie borghesi, non nobili ,magari imparentati con la nobiltà ,ma che mantenevano un certo decoro nel tenore di vita ed un buon livello culturale.

Primeggiavano fra tutti i Florio, facoltosi proprietari di aziende , nonché di una flotta di navi : novantanove, per l'esattezza, Ignazio Florio soleva dire che la numero 100 era in oro e faceva bella mostra di sé sul tavolinetto del salotto. Inoltre pare che le giacche delle  livree dei camerieri  di casa Florio, avessero i bottoni di Brillanti! E pare che non fosse una favola. 

 

Tra le relazioni sociali di questa alta società borghese, erano anche i reali di Russia: lo Zar e la sua famiglia, e molti atri reali di casati europei, ma anche letterati, come Gabriele D'Annunzio, scrittori, artisti e viaggiatori.

Palermo era una città di livello e di interesse internazionale.

La cultura musicale deteneva il primato sull'onda del melodramma  di grande moda e larga diffusione in quel periodo. Sorse l'esigenza  di un teatro per la rappresentazione lirica, che fosse adeguato al decoro e rappresentativo di questa società, ma anche a quella rappresentatività che richiede l'opera lirica: la grande musa.

Così fu dato inizio, nel 1875, alla costruzione del teatro, se non dopo, ahimè, avere steso a terra un grande quartiere barocco, compreso un convento di suore, naturalmente dopo averle fatte sloggiare.

Il teatro verrà chiamato Teatro Massimo. L'architetto designato fu Giovan Battista Ernesto Basile, che ne fece il progetto, collaborato dal giovane e geniale figlio Ernesto, che dopo la morte del padre divenne lui il direttore dei lavori, dal1891 al 1897.

 

Il sito attuale  è la piazza Giuseppe Verdi. Il teatro costruito in pietra d'Aspra, un bel tufo di colore giallo dorato, sulle superfici murarie, marmo bianco per le parti decorative come i capitelli delle colonne.  Il corpo centrale ha forma circolare, ma sulla parte anteriore, l'ingresso si protende verso l'esterno con un pronao  che accoglie il visitatore alla sommità della gradinata.

Questo ricorda l'impostazione del tempio greco, infatti è "il tempio della lirica" è questo il messaggio.

Sull'architrave del frontone è stata incisa la scritta : "L'arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto, ove non miri a preparar l'avvenire".

Sei colonne con capitelli corinzi ma liberamente interpretati, sorreggono frontone e architrave, mentre la maestosa gradinata introduce all'ingresso.

Sempre sul prospetto esterno, a destra e a sinistra, vi sono due leoni in bronzo che rappresentano simbolicamente la Lirica  di Mario Rutelli a sinistra e la Tragedia di Benedetto Civiletti a destra.

Stilisticamente questa parte del prospetto principale si ricollega al neoclassicismo, stile nel quale vengono riproposti elementi architettonici dell'arte classica intendendo con questa denominazione quella che ripropone elementi stilistici dell'arte greca e romana.

Dal pronao "del tempio della musica", si diparte il corpo centrale del teatro che è di forma circolare su tre ordini di ampie finestre. Il tutto è sormontato da una cupola rivestita in laminati di bronzo di un bel verde e che culmina in una lanterna ,che sarebbe quel corpo cilindrico che conclude la cupola.

Di pura creatività e libertà lineare dell'incalzane stile Liberty che dall'Inghilterra si propagava in tutta Europa, riportando in ogni paese caratteristiche proprie  dall'impostazione neoclassica della parte frontale. Si tratta di un eclettismo ,cioè l'ispirazione a stili diversi rielaborati .

                                  

 

L'interno del Teatro Massimo

E' uno dei più grandi d'Europa, il 3° come grandezza ed importanza.

La sala è a forma di ferro di cavallo ed ha una superficie di 450 mq, vi si affacciano cinque file di palchi più il loggione, luogo non di lusso, ma preferito dagli intenditori di musica, per la migliore risoluzione del suono e la complessiva fruizione della scena.

Compreso tra il primo e il secondo ordine di palchi, nella parte centrale dell'emiciclo, al di sopra dell'ingresso, si trova il palco reale più ampio ed alto degli altri, è all'interno come un salotto, la volta è dipinta.

 A proposito del suono, risulta che il Basile abbia fatto studi specifici approfonditi di acustica da applicare alla progettazione della sala, per ottenere migliori risultati in tal senso, infatti anche in questo, il teatro vanta un primato. Tra la sala e il palcoscenico ad un livello un po' più basso, vi è il "Golfo mistico" dove trovano posto l'orchestra e gli orchestrali. Istituito così con la riforma Wagneriana del melodramma.

La volta della sala fu decorata da bravi artisti palermitani come Rocco Lentini, Ettore de Maria Bergler del quale abbiamo parlato a proposito di Villa Igea.

Altri locali come il salone d'ingresso, il foyer ,la sala pompeiana il bar e altri salotti fanno corona a tutto il complesso teatrale.

Un'attenzione particolare merita il palcoscenico. La sua superficie complessiva, quella visibile al pubblico e quella non visibile, dove hanno posto tutti i macchinari scenici, è grande più del doppio della sala, per poter accogliere nella sua totalità tutto il complesso e numeroso scenario dell'Aida di Giuseppe Verdi, famoso per la sua complessità, elefanti compresi, che fu preso come elemento di riferimento di capacità.

Ma anche questo sprecato perché raramente usato ovviamente più costoso.

Il sipario in velluto rosso è stato dipinto da Giuseppe Sciuti, vi è rappresentata la scena di Re Ruggero che si avvia all'incoronazione.

 

Dopo questa immersione nel riscatto orgoglioso del proprio status symbol dell'aristocrazia palermitana del tempo, usciamo fuori, tiriamo un lungo respiro, pensando che il bello, per quanto a volte riservato alla fruizione di pochi, riempie il cuore di chi ci vive e che dovrebbe essere posto all'attenzione al rispetto di tutti.

Appena usciti dal recinto della zona lastricata del teatro che per altro la cui ringhiera fu disegnata anche da Ernesto Basile ,così come i lampioni,

troviamo il chiosco Ribaudo, antica originale rivendita di tabacchi, caratteristico e pregevole nel suo stile liberty, fa parte dell'arredo urbano e dell'indotto intorno al teatro. Attualmente è in restauro.