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Accompagnare

/ac·com·pa·gnà·re/

Transitivo: Associare la propria all'altrui presenza in segno di amicizia, cortesia, rispetto…

                  per offrire protezione, comodità, vantaggio

riflessivo e intransitivo pronominale: Unirsi nel cammino (+ con ). Intonarsi (+ acon )

 

verbi correlati: seguire, unire, abbinare, proteggere, accordare

 

Etimologia

derivato da compagno, dal latino medievale companio formato da cum ossia "insieme con" e da panis ovvero "pane", cioè "colui che mangia il pane con un altro"

 

Dall’analisi etimologica e valore semantico deriva un significato denso di umanità, condivisione, empatia: è farsi compagno di viaggio; è dare qualcosa di buono all’altro se ce lo chiede, con rispetto, con delicatezza, senza creare dipendenza né invadenza; è dare aiuto; è sostenere.

 

Nell’uso corrente tornano frequenti i significati correlati del verbo accompgnare come seguire, abbinare, scortare… dove viene esplicitata la componente a volte emotiva, a volte materiale:

 

  • Quanto è emozionante per un genitore accompagnare la propria figlia all'altare nel giorno del suo matrimonio!
  • Che brutta sensazione ho provato quando dovetti accompagnare un mio conoscente in un reparto psichiatrico.
  • Ho sentito profondo il bisogno di rendere omaggio al mio amico defunto, seguendo il feretro durante il funerale
  • Per accompagnare il pasto ho puntato sulle diverse varietà di vino: rosso, rosato e bianco!
  • È squisita la salsetta che hai fatto per accompagnare i gamberetti.
  • Sono stato incaricato di accompagnare la delegazione francese nella loro visita in Italia.
  • Mi piace accompagnare la pausa caffè con una veloce consultazione dei quotidiani
  • Il vigile dovette accompagnare la signora impaurita
  • Facciamoci accompagnare da mio fratello altrimenti facciamo tardi.

 

L’intensità del sostegno espressa dal verbo può essere tale da personificare termini astratti: emozioni, sentimenti, stati d’animo, concetti, virtù, desideri…:

 

  • “Non saranno mai soli se accompagnati da nobili pensieri” (Philip Sidney)
  • “La speranza cessa di essere felicità quando è accompagnata dall'impazienza” (John Ruskin)
  • “Il valore non serve a nulla quando non si accompagna alla giustizia, e se tutti gli uomini fossero giusti, non ci sarebbe bisogno di essere valorosi” (Agesilao II)
  • “La paura è normale che ci sia in ogni uomo. L'importante è che sia accompagnata dal coraggio” (Paolo Borsellino)

Nel cammino di fede c’è poi una grande componente di spiritualità: è farsi prossimo all’altro, è autentico atto di carità, che non è solo materiale ma può essere sostegno nei momenti di difficoltà, di scelte impegnative, di bivio esistenziale o semplicemente può fare compagnia, rendere piacevole il cammino, dare gioia al quotidiano. Solo qualche riferimento per dare l’idea:

In Tobia 5,4 ss   a Tobia, messosi in cammino per la missione affidatagli dal padre Tobi, si affianca un misterioso viandante che si dice pratico del posto (la Media) e disposto ad accompagnarlo. Questi si presenta come Azaria, figlio di Anania, nomi assai significativi poiché vogliono dire rispettivamente "JHWH aiuta" e "JHWH è benevolo": in realtà si tratta dell’arcangelo Raffaele ma il giovane non immagina certo quale personaggio celeste si celi sotto le spoglie del viandante, anche se questi dimostra subito una sapienza sovrumana. Dio ha predisposto addirittura un angelo come accompagnatore del ragazzo perché porti a buon fine la sua impresa.

In Atti  8,26-40  c’è l’episodio di Filippo e un Etiope, un eunuco, funzionario di Candàce, regina di Etiopia, che sono in cammino sulla strada di Gaza. Anche qui c’è un angelo che parla al giovane e lo accompagna nello svolgimento e compimento della missione ma è Filippo che deve agire: va sulla strada ignorando cosa e chi aspettare, si fa compagno di strada dell’eunuco ma non sale sul carro, se non quando vi sarà invitato; non ha un messaggio già pronto da trasmettere ma ascolta, sintonizzandosi sulla ricerca dell’altro nella sua piena accoglienza.  Da lì, da una spiegazione del testo parte l’annuncio della bella notizia, ovvero Gesù. Filippo è stato solo il tramite, discreto e rispettoso di un ruolo e di una cultura diversa: sarà la buona notizia accolta e la comunione con Cristo avviata dal battesimo, che farà dell’eunuco un uomo nuovo nell’ordinarietà della sua vita.

In Luca 24, 13-35   sono protagonisti due discepoli in cammino e un viandante d’eccezione, che si affianca a loro:vanno verso Emmaus che è in direzione opposta a Gerusalemme, luogo di comunione, dove si è manifestato il grande Amore e da cui la Chiesa parte per la sua missione. Emmaus invece è il luogo della fuga, della disperazione, della solitudine, della frustrazione, della delusione. Ma proprio in quel luogo il Risorto li va a cercare, mentre sono sconsolati e tristi.

Gesù si avvicina, cammina con loro lungo la strada, ascolta la loro storia e tace; è sufficiente che sia 'con loro' lungo la via per riassumere la missione di Dio: Gesù che si fa vicino, che è prossimo all'umanità, che vuole entrare nella sua storia, ascoltare l'uomo nel suo dolore, accompagnarlo per ridare vita alla sua esistenza quotidiana.

 

Che valenza di accompagnatori! Come cambiano i due viandanti: dalla fuga al cammino di Cristo, dall'oscurità della tristezza alla luce della gioia, dall’ignoranza degli eventi alla comprensione dell’Annuncio; il loro cuore, raggelato e lento, comincia a pulsare e ardere, i loro occhi, appannati dalla paura, si aprono a contemplare il Risorto, diventandone testimoni.

Dovremmo forse riabilitare il senso dell’essere compagno di viaggio di chi ci è vicino, del “farsi pane” per amore dell’altro, riconoscendo il volto del Cristo, Fratello Vivo, nei fratelli e sorelle.