più cuore nelle mani san camillo piucuorenellemani palermo piu cuore nelle mani San Camillo de Lellis cento mani Palermo

San Camillo De Lellis

Introduzione
Il sogno e la nascita
Adolescenza e giovinezza
Il ritorno e la piaga
Calma camillo!
Il siciliano Biagio Oppertis
Gli ideali
Le inondazioni
Palermo
L'addio
Morire a Roma

 

 


Introduzione

Di solito le favole raccontano vicende in cui i protagonisti sono immaginari ma quella che noi racconteremo, sebbene fosse sembrare folle, è assolutamente vera! Parla di un bambino nato anche lui in una stalla. Papa Giovanni Paolo II una volta sostenne in un suo discorso che “i santi non invecchiano mai”. Il loro messaggio, come quello di Cristo, è sempre nuovo, stimolante e provocante: Camillo ha sentito nel cuore le parole di Gesù, che con le parabole del tesoro nascosto, della perla e della rete gettata nel mare ci invita a giudicare bene tra le cose del mondo e il regno di Dio. (cf MT. 13,44-52) La vita di Camillo è una grande ricerca e una intensa e grande conversione. Ha scoperto che Dio voleva che le sue mani, le sue braccia, il suo cuore verso i malati diventassero le sue e la croce il suo sostegno, la sua difesa, la sua certezza! "Prigionieri di Cristo" così Paolo scrive agli Efesini e ai Galati. "Confitto in croce, morto al mondo, non son più io che vivo, è Cristo che vive in me" La spiritualità, la dedizione che traspira dalla vita di questo Santo rompe con il fragile equilibrio della prudenza umana in favore di quella proiezione sul futuro che lo farà prossimo a Colui che, disceso tra noi, lo renderà possibile nell'ascesa al Padre. Per questo Camillo De Lellis non è solamente un grande Santo, è uno che saldamente appartiene alla riforma cattolica e soprattutto è un benefattore fondatore, un personaggio che ha contribuito al progresso medico scientifico, sanitario e assistenziale, civile e sociale. E adesso con molta gioia e grande umiltà cercheremo in questa giornata di tracciarne i passi più salienti e importanti del suo percorso terreno, per farlo ancora più nostro e per dirgli ancora una volta: "Camillo, ogni giorno è buono per nascere, ogni giorno è buono per morire!" Era cosi che Papa Giovanni XXIII rispondeva alle preoccupazioni dei cristiani per la sua salute. Un modo vivo e spontaneo per esprimere quella docilità fiduciosa alla Provvidenza divina che è il più bel augurio per essere rigenerati ogni giorno a nuova vita !

 

 


Il sogno e la nascita

A Madonna Camilla, quella notte era sembrata più lunga del solito, si agitava pensando al suo piccolo Giovanni, morto in tenera età e adesso, a circa sessant'anni, lei aspettava un bimbo. Ringraziava Dio per questo e l'amore che la legava al marito, il capitano Giovanni, uomo d'armi, generoso ma scialacquatore, sempre al soldo di qualcuno, in giro a far guerre racchiudendo in lui tutte le contraddizioni della sua epoca, anche se fra queste includeva una fede sincera, l'amore per la moglie, ma quanto al gioco e a menar le mani per mestiere non lo vedevano secondo a nessuno e Camilla ne soffriva senza che potesse far nulla e aveva anche smesso di pregarlo perché cambiasse vita confidando solamente nel buon Dio! 

 

Comunque, Camilla era riuscita ad addormentarsi e subito fece un sogno: le veniva incontro un ragazzo alto, con una camicia bianca aperta sul collo e un viso luminoso e bello, guidava una lunga schiera di giovani agitando una bandiera bianca con una croce rossa. Si svegliò impaurita. Le sembrò un sogno funesto e pieno di presagi. Chissà quante domande implorava il suo cuore, per fortuna l'alba filtrava dalle spesse finestre, balzò a sedere e poi subito in piedi, impressionata da quel sogno, da quella bandiera e da quella croce. 

 

Aprì la finestra e le vennero incontro i bei campi coltivati, i vigneti distesi in filari ordinati sui declivi della collina, gli uliveti lontani e risplendenti nella luce del mattino.

 

 Si avvolse come in un abbraccio, calma e risoluta nell'affrontare quella nuova giornata. Essendo devotissima, Madonna Camilla si vestì in fretta, non poteva rinunciare alla messa, in specie essendo la Pentecoste, 25 di Maggio, ricorrenza di Santo Urbano, patrono del paese e in più correva l'anno Santo del 1550!

 

I suoi concittadini l'amavano molto e, quel suo stato con i capelli grigi, le avevano dato l'appellativo di nuova Santa Elisabetta!

 

Si appartò, con le sue amiche più care, nel fondo della chiesa e, al momento dell'elevazione Eucaristica, una potente doglia le mozzò il fiato, corse fuori verso casa, ma giunta con un fil di voce pregò: “No… conducetemi giù, nella stalla…. Partorirò lì! Non era raro per l'epoca partorire nelle stalle, le donne spesso consapevoli dell'alto rischio di mortalità, lo ritenevano un uso devoto mettere al mondo un bimbo come la Vergine, e nel caso di Camilla niente era più necessario. Così il piccolo venne al mondo e i vagiti arrivarono sino a Sant’Urbano perché tutta Bucchianico era immersa nel silenzio più raccolto. L'anziana genitrice non poteva essere più contenta se non fosse stato per quel sogno che non riusciva a togliersi dalla testa e che trovava di cattivo auspicio. I tempi che viveva erano bui: malfattori invadevano le strade ogni angolo patiboli, soldati in assetto di guerra, per non parlare delle pestilenze. La povera donna temeva per quel figlio tanto atteso che gli venisse tolto chissà da quale disgrazia. Alla notizia, era corso il capitano De Lellis e nel vedere quel bimbo così bello, grosso e perfetto, prese a ballare ubriaco di gioia e non solo, eccitato di fronte a quel miracolo, accarezzava e baciava la moglie facendo proponimenti di mutar vita e di essere finalmente un buon padre di famiglia.

 

Quel bimbo si sarebbe chiamato CAMILLO in onore della madre! Fu battezzato due giorni dopo in SAN MICHELE ARCANGELO, con tanto di festa fra il palazzo del principe, la piazza d'armi ai piedi della lunga sagoma del "GRAN SASSO" a sud della Maiella, sgombra di neve, morbida di verde dove semplicemente allungando lo sguardo si poteva scorgere un mare azzurro, calmo ma sgombro da navi saracene.

 

 

 

Adolescenza e giovinezza

Cresce Camillo, esuberante, irrequieto, con una madre fortemente apprensiva, un padre che, nonostante i propositi, ha ripreso la sua vita e nessuno era buono a dominare quel ragazzo dalla natura strana e impulsiva che lo vede spesso a capo nelle scorribande per i vicoli di Bucchianico. Povera mamma Camilla, che più avanzava negli anni più si rendeva conto che tener dietro a quel ragazzo occorrevano energie che lei non aveva più. Con il marito, nelle sue brevi apparizioni, avevano tentato la via dell'istruzione e affiancatolo al cugino Ottavio li avevano affidati ad un ottimo precettore ma non appena il capitano Giovanni saltava a cavallo per nuove avventure, tutto tornava come prima e alla povera donna non restava che pregare e sperare. Purtroppo anche lei si ammalò e morì. Camillo ha tredici anni! Al funerale il padre è accanto a lui, un estraneo. Soli entrambi. Un adolescente difficile e un quasi vecchio con la vita a pezzi! DA DOVE COMINCIARE? Il capitano De Lellis cercava alla meglio di riparare: ammoniva, puniva ma era solo fiato sprecato. Forse era davvero troppo tardi! Non che fosse malvagio ma le cattive abitudini, le idee strampalate, la pigrizia e soprattutto l'assenza di istruzione rendevano quel ragazzo strampalato sordo a tutto e di fronte a quella brutta piega della vita del figlio decise che sarebbe andato con lui nei vari accampamenti anche perché, povero in canna e con tutti i denari lasciati per il gioco dei dadi, doveva pur guadagnarsi da vivere! Via, dunque in mezzo alla soldataglia! Così Camillo crebbe tra i soldati, dai quali prese il vizio dei dadi e con una cosa certa e sicura: l'amarezza di nessun riferimento, in mezzo ad uomini ubriachi, colmi di miserie, abbrutiti dalle guerre e dissipazioni. Spesso quando si trovava da solo gli veniva in ricordo la mamma e il sogno che spesso gli narrava. Rabbrividiva e malinconicamente accantonava. Anche il capitano Giovanni muore, lasciandolo solo senza un soldo e drammaticamente insicuro. Lo seppellisce, si congeda dai cugini che se ne tornano a Bucchianico e lui si arruola come soldato di Spagna, seguendo le armate di Dalmazia e Tunisia.


 

 

Il ritorno e la piaga

Parte! La galera dove è imbarcato, oltrepassa Capri, viene investito da una forte tempesta, l'albero spezzato fa temere per la vita di tutti, ma per fortuna a colpi di remi riescono a mettersi in salvo e ritornano in patria senza avere sferrato né una sciabolata, né sparato un colpo di pistola. “AIUTACI SIGNORE, SALVACI!” Cosi nella tempesta, prega Camillo, disperandosi e risoluto a cambiar vita, con gli occhi chiusi, immerso nella preghiera, il mare prende a calmarsi. Era il 28 Ottobre 1574. QUANTO E' FACILE DIMENTICARE LE PROMESSE!

 

Tornato sano e salvo a Napoli, tutto riprende come prima, ma questa volta c'è una brutta piaga formatasi al piede che lo tormenta, che non guarisce, che sanguina. Si licenzia dalla compagnia militare ridotto male in arnese senza risorse e si avvia verso la sua città. Perché non farla finita? Camminava zoppicando e rimuginava tristi propositi. Ad un tratto un immagine lo colpisce; due fraticelli che procedono verso Loreto. Beati loro! Sarebbe così bello vivere in pace! Dio mi traccia la strada? Forse per questo li ho veduti e incontrati? Signore, grazie! 

Faccio voto di farmi frate francescano. Preso da quel nuovo entusiasmo si mette in cammino per andare a trovare uno zio materno che non appena se lo vede davanti in quelle condizioni, rimane di sasso, lo cura, lo nutre lo rimette in sesto, ascolta i suoi buoni propositi pur rimanendo dubbioso per quelle decisioni dettate dall'ansia e dalla troppa fretta. Camillo ripreso vigore si congeda dallo zio e tornato a Bucchianico riprende la stessa vita sempre a zonzo, dietro le ragazze che dato il bell'aspetto, l'altezza e il fare aristocratico lo accontentano in tutto.

 

Ozio, gioco e baldoria!

 

Il povero zio Paolo aveva ben intuito! Di nuovo la vita in gioco! La piaga lo tortura. Deve curarla ma non ha un soldo. Si arruola con la flotta veneziana, affronta il primo vero episodio bellico e lo sconvolge. Affamati, una volta dentro la fortezza appena caduta, i soldati di San Marco si buttano sui nemici feriti e morenti per divorare le carni. Egli se ne astiene! Comprende fino in fondo l'orrore! Si getta a terra e rinnova la sua promessa. Toccato il patrio suolo si sarebbe rifugiato in un convento. L' Italia è sconvolta da guerre da cui è impossibile sfuggire e noi non le descriveremo come le promesse e le ricadute di Camillo che fanno parte della natura umana. Lo ritroviamo qualche tempo dopo sulla strada per Roma che lo porterà dentro il San Giacomo degli Incurabili. 

 

Ecco un altro orrore! Aria soffocante, cinismo, sofferenza, abbandono, brutalità soprattutto nessuna pietà verso la sofferenza! Da qui comincia il vero cammino di Camillo, senza ali, con i piedi per terra, piantati nel fango e nel buio del dolore.

Accetta tutte le cure in larga misura inutili se non addirittura nocive, la sua mente corre al convento dei cappuccini e prendere l'ordine. Lo fa presente al suo confessore padre Filippo Neri che cerca di dissuaderlo, ma testardo com'era non appena dimesso riprende il saio, ruvido e severo e dopo appena quattro mesi la ferita riprende a sanguinare ed è costretto a tornare all'ospedale che lo fa ripiombare in quel buco nero che erano gli ospedali del tempo. Occorre anche dire che fiorivano nuove strutture e ricerche anche se pregiudizi e nuove scoperte venivano considerate eresie e non mancavano roghi impietosi e crudeli dove ci fa piacere ricordare il povero MICHELE SERVETO che per aver scoperto la circolazione sanguigna gli meritò il rogo di cui ancora oggi se ne sente l'odore come tanti altri che nel segreto lavoravano per amore dell'uomo e della medicina. 

Camillo soffre, deve fare qualcosa, non c’è più nessun convento ad aspettarlo e quei gironi danteschi gli serrano il cuore in un pugno. Si fa servo universale, per servire tutti e trova seguaci, ma per seguire lui bisogna rinunciare alla propria vita per curare quella degli altri, darsi corpo e anima a Dio e per i fratelli, mettendosi allo sbaraglio della miseria universale. Ebbe compagni, amici e molti moriranno per seguirlo dentro gli ospedali! Con tutte le forze pulisce, netta i malati le nauseabonde latrine, non guarda in faccia nessuno, manda indietro perfino il cibo quando è avariato, impensabile per l’ epoca. Grazie all’impegno e all'integrità di Camillo l'ospedale supera crisi, decadenza, migliora da tutti i punti di vista: igiene, efficienza e condizione dei malati! Ma c’è uno scoglio insormontabile, troppo duro e pur essendo Maestro nominato di casa, Camillo non supera: la durezza del cuore degli inservienti che imperterriti continuano nelle loro vessazioni. 

 

Ma dove c’è Cristo che soffre c’è anche chi continua a venderlo, insultarlo e crocifiggerlo! Questo non lo fa dormire. 

 

 

 La notte è insonne: che fare? Ecco il drappello...il sogno della madre...una compagnia di uomini pii, per bene e non per denaro ma per amor di Dio, servissero gli infermi, come le madri i propri figli! Non rimaneva che cercarli!

 

Corre da Filippo Neri ed espone il proprio progetto ma, Pippo il buono quasi gli urla contro: "Come puoi, tu, che non hai mai studiato fondare un ordine? Cambiare, rinnovare tutto? Questa pretesa di essere più bravo degli altri ti potrà fare solo danno! Continua a servire i malati come hai fatto e vedrai che andrà bene! Filippo Neri non vide giusto, anche se poi dovette ricredersi. 

Questo va detto! Torna Camillo, sui suoi passi, pensieroso entra nella sua cameretta e la trova sottosopra , il suo crocifisso buttato a terra, lo raccoglie e piange. "Perché Signore, tu non ci aiuti? Forse non vuoi che formiamo questa compagnia? Forse siamo degli illusi come dice padre Filippo? Signore, aiutami, fammi conoscere la tua volontà !" “Perché ti torturi Camillo? Non arrenderti, lotta, persevera! Andrà bene! Non dipende da te perché è opera mia!” Rinvigorito comunica tutto ai compagni. Ha 32 anni. Tutte le forze sono con lui e quell'ostinazione caparbia dove c’è la grandezza del mistero che abbatte il dubbio. Bisogna attendere, evitare artriti con i superiori e fare che possa estendersi il suo progetto su tutta Roma.


 

 

Calma Camillo!

Le parole di Gesù aprono un'altra via: quella del sacerdozio! Bisognava essere preti e curare anche le anime. Non perde tempo e si iscrive al Collegio Romano. Studia con lena, fa sacrifici e non abbandona i suoi malati, subisce umiliazioni e critiche. “Tarde venisti” Cosi lo deridevano, ma aveva tanti amici e imboccò finalmente la strada giusta, l’ultimo ostacolo per ottenere il titolo necessitava di una rendita. Fermo Calvi, generoso benefattore gli spiana la strada. La Provvidenza non lo aveva abbandonato. Il 25 maggio 1584 viene ordinato sacerdote in San Giovanni Laterano dal vescovo inglese Thomas Goldwel. La dura battaglia lo aveva visto vincitore e tutte le tensioni, le invidie, le incomprensioni persero d'importanza. Doveva comunque lasciare il SAN GIACOMO! Gli assegnarono una sede molto modesta ma egli non si perde d'animo: va nella sua cappella dal suo adorato Crocifisso, si inginocchia e prega, dopo questo senza fiatare lo sradica, lo prende in braccia come una mamma il suo bimbo, esce dall'ospedale e si avvia, a passo spedito, verso piazza del Popolo. Tutti osservano questa scena: il personale, i malati, i passanti, i bottegai, la gente accorsa alle finestre e a tutti fu chiaro che Padre Camillo era stato mandato via dall'ospedale. Non c'è polemica, ne rabbia, c’è solo voglia di fare e di ricominciare più di prima e meglio di prima. "Ma bravo! Non ti bastava? Vuoi aprire un ospedale per conto tuo? Ingrato fino al tradimento!” Camillo tace alle invettive di Monsignor Cusani: "Stai attento a come ti muoverai e non finisce qui!” Era doppiamente ferito. Padre Filippo gli aveva fatto sapere che non lo avrebbe più confessato e cosi anche per quelli che lo avrebbero seguito. Il momento era difficile ma molto esaltante, corse a trovare il gesuita 0ttaviano Cappelli che, senza esitare, lo accoglie in Sant' Ignazio. Ci vogliono soldi e subito! I malati sono tanti e lui chiede, spera, domanda, elemosina accoglie tutti sperando ardentemente nelle vocazioni e si ripeteva che Dio avrebbe provveduto.


 

 

Il siciliano Biagio Oppertis

Uomo di Siracusa, nobile ,colto, sapeva di lettere e filosofia, pittore, musica ma pieno anche di soldi. Lo aiuta e diventerà il suo braccio destro e gli succederà. Comincerà per loro un peregrinare alla caccia di sedi e nuove strutture ma quello che si presenta è sconfortante e in più solo galeotti e buoni a nulla accettano di fare gli inservienti. Tutto è come prima! Dio aiutami! Il nuovo ordine ha bisogno di regole e per fortuna il soglio pontificio ha un Papa che gli vuol bene: SISTO V! Viene approvato lo statuto: "In perpetuo la nuova FAMIGLIA DEI MINISTRI DEGLI INFERMI e sotto la guida di un Superiore da eleggere ogni tre anni. Indossare la veste nera con croce latina come emblema della famiglia. Tralasceremo la fase storica poiché densa di avvenimenti terribili, in specie per il cosiddetto Sacco di Roma che metterà la città in assedio alle più atroci scorribande rendendo la vita difficile e nel più totale abbandono e nel brulichio di vagabondi e sbandati. Che fa Camillo? Cerca di aiutarli e quando non gli aprono la porta entra dalla finestra, li conforta, porta da mangiare, li pulisce. Ecco il GIGANTE DELLA CARITA'! La gamba si ammala! Il denaro scarseggia! Il Papa ha chiuso i cordoni della borsa! I malati aumentano! Molti dei suoi seguaci muoiono!! "Signore mangio pane di dolore, le Tue membra languono!" Un medico ha lasciato scritto: Solo lui poteva reggere, la corruzione dell’aria talmente irrespirabile avrebbe minato anche un corpo sanissimo e non si ammalò! Questo flagello dura due anni. 21 Settembre 1591 si forma la magma charta. Urbano VII è successo a Sisto e durerà appena dodici giorni. Gli succederà Papa Gregorio XII!


 

 

Gli ideali

Riaffiorano in lui le tenerezze della madre, il ricordo delle carezze, i suoi insegnamenti e la visione cristiana del malato e del suo dolore e quel mare di gente richiede tutto e subito.

 

 

Teoria? Spiritualità? No! AMORE!

 

Non è sufficiente fare le cose, bisogna farle con il cuore! Un decreto papale impedisce di entrare nell'ospedale se non prima confessati e comunicati. No! Santità! Camillo disobbedisce: lo faranno se lo sentiranno. PADRE CAMILLO E' UN UOMO LIBERO! A sorpresa arriva un lascito patrimoniale. Lo bloccano ma arriva ad avere ragione e lo incassa. Paga tutti i debiti! Un dolore immenso colpisce Camillo: muore il cugino OTTAVIO DE LELLIS!


 

Le inondazioni

Percorre tutta l’Italia: Genova, Napoli, Palermo… Quanti viaggi, quante corse su e giù per l’Italia, macina miglia a cavallo, a dorso di mulo, a piedi, con la pioggia, con il caldo e affronta strade polverose, fangose e spesso piene di malintenzionati. Al galoppo dai suoi malati, lui in testa, veloce al pari di una piccola cavalleria in carica.

 

 

"Fermati cavaliere per l’amor di Dio, a Milano c’è la peste!” "Lo so, fratello, per questo andiamo e abbiamo fretta. La croce rossa che portiamo ci proteggerà!” Cosi, come nei campi di battaglia ministri, sacerdoti, infermieri armati da quella croce, pregano, aiutano, confessano! 

 

 "Il Tevere straripa! L’alluvione inonda! Presto muoviamoci!” Il papa capisce: Camillo ha ragione! Bisogna aiutare e subito. Stanzia dei soldi. Tutto comincia a muoversi anche le gelosie e le calunnie. Camillo ignora e ne resterà estraneo. 

 



 

 

Palermo

A Napoli si imbarca per la Sicilia diretto a Palermo, ma arrivati a Messina scoppia una tempesta ed è costretto a fermarsi e lì la prima fondazione siciliana. Palermo non gradisce molto quella presenza, anche perché non volevano camilliani nei loro ospedali, ma solo per assistere moribondi in strada o nelle case perché la mortalità diffusa e incontrollata era la peggiore piaga. Finito al Porto di Palermo vede una nave militare spagnola, Camillo ringrazia Dio, viene accolto dal viceré in persona e lì poserà la prima pietra della sede camilliana a Santa Ninfa. Cerca appoggi e mediazioni, ricorre a CLEMENTE VIII, ma il papa lo delude e lo accusa di agitare le congregazioni e molti lo abbandoneranno. “Come era possibile barattare la carità! La carità non vuole nulla per sé e non si ferma davanti a nulla ed è pronta al sacrificio più totale" Si ferma Camillo su quei pensieri ma il suo animo è immerso nella Santità che gli dà la forza di reagire.

 

Camillo ha 57 anni! Corre l'anno SANTO del 1600.

 

 Ottiene dal papa con la "BOLLA SUPERNA DISPOTIONE" Stabilisce che i Camilliani avrebbero servito spiritualmente e corporalmente i malati. Di non cercare né direzioni né amministrazioni di ospedali. Unica visuale il Vangelo! “L’ Ordine è cosi diventato adulto. Può camminare senza di me ed io posso darmi tutto ai miei malati”. II suo generalato era durato 15 anni. La guida dei ministri gli aveva tolto energie e tempo, presenta le dimissioni che dapprima vengono respinte. 

 Il papa apprezza la scelta. Lo ammira troppo per non capirlo e lo scioglie dall'impegno.

 

Si reputa semplice SOLDATO DI CRISTO!

 

Ecco, come era finito quel ragazzo scapestrato, peccatore, giocatore immerso fino al collo nelle debolezze della vita. Servo dei poveri, benefattore dei disperati, guida forte, religioso esemplare, riformatore! Mai vitello fu sacrificato per un così grande ritorno alla casa del Padre, mai festa più bella! Ricordiamoci qualcosa che abbiam tralasciato: la Sua piaga che lo afflisse tutta la vita. La puliva, la medicava e poi non ci pensava più, accettava quel dolore e nessuno lo sentiva lamentarsi. Tutti si stupivano e il Cicatelli scrive, che l’ unica spiegazione era che "Iddio e solo Lui lo tenevano in piedi!” Soffriva di tante altre cose, ma noi lo vogliamo pensare solo "Malato d' amore!"


 

 

L'addio

Tornò a Bucchianico, gira ancora portando aiuto: "Carità, carità! Altro non so dare !" Quanta strada, quante vicende, anni, su anni tino ad assommarne quaranta: “Sono alla fine, Vergine Santa, ti ringrazio per tutti i doni che mi hai dato! Affido a te i miei confratelli, la nostra opera. Ti raccomando la mia anima. Io non ho saputo fare nulla. Sono un povero peccatore, il più indegno. Mi affido al Tuo Figlio per essere ammesso alla Gloria Divina che non merito! Il mio cuore è nelle tue mani!” Troverà ancora la forza di completare vari statuti tra i quali raccomanda i malati, la loro igiene, attenzione, premura e delicatezza, perfezione. Ultima perla: che l'acqua non fosse troppo fredda nel lavarli.


 

 

Morire a Roma

Tutti cercano di dissuaderlo di intraprendere il viaggio per Roma ma egli vuole congedarsi dai suoi malati . Non manca molto e dice convinto che morirà il giorno di San Bonaventura, il 14 luglio. Tutti accorrevano a salutare quell'“angelo dei malati” riversandosi per le strade inginocchiandosi al suo passaggio. Quando arrivò a Roma il cielo era buio e lui si reggeva a stento. I suoi lo aspettavano e lo condussero alla Maddalena. Otto giorni dopo, 10 luglio, si confessò per l'ultima volta e chiese ai suoi religiosi di pregare per lui. Un religioso dell'Oratorio gli ricordò di salutargli il beato padre Filippo. Camillo sorrise, lo avrebbe fatto e pregustava I’ incontro. Erano appena passate le nove della sera e la campana della Maddalena suonò. 14 DI LUGLIO 1614 festa del francescano Bonaventura, Camillo sussurrò i nomi di Gesù e Maria, guardò il Crocifisso, alzò gli occhi, emise un profondo respiro. Rivide tutti i suoi malati, tutti e la sua mamma. Ora li avrebbe raggiunti!


Torna su