Omelia della III Domenica di Pasqua a.A – 23 Aprile 2023 - scritta da padre Vincenzo
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
Queste Domeniche di Pasqua, insieme a quanto cercheremo di focalizzare nelle Celebrazioni Eucaristiche del Giovedì e ai Percorsi di Formazione di Maggio (terza e ultima tappa per quest’anno), vogliono essere tutta una preparazione alla Solennità della Pentecoste. Leletture della 3^ Domenica di Pasqua (At 2,14.22-23; Sal 15/16; I Pt 1,17-21; Lc 24,13-35) ci forniscono un’immersione nel Mistero del Cristo Risorto.
La 1^ Lettura, con l’apostolo Pietro, ci presenta il prototipo del vero cristiano, ovvero colui che proclama con coraggio la sua fede in Cristo morto e risorto, perché proprio in questo mistero la stessa fede trova il suo fondamento e la vita dell’uomo il suo valore e significato ultimo.Nella 2^ lettura, ancora Pietro, attraverso la sua prima lettera ai cristiani delle comunità dell’Asia Minore, invita loro e quindi ciascuno di noi a:
- comprendere a quale prezzo siamo stati riscattati: “non a prezzo di cose corruttibili… ma dal sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia”
- considerare il grande privilegio di poterci rivolgere a Dio chiamandolo Padre;
- comportarsi verso Dio con “timore” (= rispetto) non servile, fatto di paura, ma “filiale”, frutto di amore, che si esprime nell’impegno serio di non dispiacerGli, di fare la Sua volontà, di non sprecare i doni di grazia ricevuti, senza tornare quindi “alla vuota condotta di vita” di prima.
Il racconto di Luca, nella pagina del Vangelo, fornisce una meravigliosa catechesiper le prime comunità cristiane e per quelle di ogni tempo: la scena iniziale è tutta dominata dalla delusione e sconforto dei due viandanti di Emmaus che sono angosciati e profondamente turbati dagli eventi vissuti; Gesù, inaspettatamente, appare accanto a loro e si mette a camminare con loro; è paziente, amorevole, li accompagna così come sono, attende la loro risposta positiva (la caratteristica principale della pazienza è l’attesa!); chiede ragione dei loro discorsi non per indagare su quanto sanno ma per comprendere quanto hanno capito. E il risultato è quello di sempre, purtroppo: magari si conoscono i fatti, le parole, ma non si capisce il senso, non si va a fondo nel significato. “Capire la Parola” è “ruminarla”, interiorizzarla, cioè fare entrare Dio nella propria vita e permetterGli di stravolgerla, perché questo è l’effetto della Parola! Tornando ai discepoli di Emmaus, essi restano sorpresi e quasi si chiedono fra sé: “Ma su quale pianeta vive questo sconosciuto che ignora i grandi eventi che hanno sconvolto tutta la regione?”. E Gesù parla loro con dolcezza, con pazienza spiega loro le Scritture, cominciando da Mosè e dai profeti fino a quanto l’ha coinvolto in prima persona.
L’evangelista Luca sviluppa il racconto con quattro movimenti di contenuto e vita cristiana:
- Cristo Risorto e tutto il suo Mistero noi possiamo incontrarlo e riconoscerlo nelle Sacre Scritture (“L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo” S.Girolamo);
- Cristo Risorto è nella celebrazione Eucaristica, nella comunità cristiana riunita per il rito dello “spezzare il pane”;
- Cristo Risorto è nella comunità cristiana che professa la sua fede intorno a Pietro e con Pietro;
- Cristo Risorto è presente nella comunità che opera in suo nome a santificare le anime attraverso i Sacramenti; da qui la grande importanza della partecipazione alla vita sacramentale per guarire dalle malattie spirituali, mentali e anche fisiche, per accogliere le Manifestazioni di Dio e partecipare alla Relazione d’Amore Trinitario.
Se dunque anche noi vogliamo “vivere l’Emmaus”, incontrare cioè il Risorto e sentirne la confortante e vivificante presenza nella nostra vita, dobbiamo seguire le stesse indicazioni fornite da Luca:
a) leggere, meditare assiduamente, assimilare le divine Scritture e lasciarsi illuminare da esse, perché ci parlano del disegno di Salvezza voluto dal Padre
b) partecipare allo “spezzare il pane”, all’assembla che celebra l’Eucarestia e che prega unita: “dove due o più sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro”
c) stare con il successore di Pietro, che ha il compito di “confermare i fratelli nella fede” - il Papa è il Vicario di Cristo in terra
d) vivere pienamente inseriti nella comunità cristiana che pratica l’amore mediante le opere di misericordia corporali e spirituali.
Queste scelte di vita ed esperienze ci condurranno ad incontrare Cristo Risorto, a riconoscerlo vicino a noi, che cammina con noi, ci illumina, ci rincuora e ci conforta. Buona vita!
P. Vincenzo
Omelia della Domenica di Risurrezione a.A - scritta da padre Vincenzo
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all'altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
Santa Pasqua a tutti voi! Cristo è risorto! È il grande annuncio della Pasqua, risuonato già nella Veglia Pasquale attraverso il movimento della Liturgia (della Luce, della Parola, Battesimale ed Eucaristica) e riproposto nella Domenica di Risurrezione del Signore. Le letture (At 10,34a.37-43; Sal 117/118; Col 3,1-4; Gv 20,1-9 oppure Lc 24,13-35) ci indicano come dal chiuso del sepolcro o dal fonte battesimale è scaturita per noi la salvezza; come dall’abisso del peccato e della morte si è sprigionata la vita nuova, la vita dei figli di Dio, dove la morte non ha più l’ultima parola: “Questo è stato fatto dal Signore, una meraviglia ai nostri occhi”. Allora anche noi dobbiamo risorgere, passando dal vedere con gli occhi del corpo al contemplare con gli occhi dello Spirito; dobbiamo cioè vedere e comprendere la storia oltre ciò che appare; vederla con gli occhi del Risorto, diversamente la Pasqua è solo un rituale, un’abitudine svuotata di senso ed efficacia.
I vangeli di Pasqua (a scelta del celebrante) ci parlano del Regno dei Risorti con quattro movimenti:
1. Il primo movimento è: "Vivi; vieni fuori; esprimiti".
Cosa hanno fatto la Maddalena e le donne? Sono uscite fuori dalla loro tana di chiusura e sconforto e sono andate al sepolcro per esprimere il loro dolore, visto che Gesù era morto. In questo modo sono uscite dalla paura e sono diventate se stesse: hanno annunciato a tutti ciò che avevano dentro. Cosa hanno fatto anche gli apostoli, a cui le donne avevano riferito quanto avevano visto? Sono usciti dal Cenacolo, dalla paura e smarrimento e sono corsi al sepolcro a vedere; anche loro sono diventati se stessi e si sono espressi, manifestando a tutti la loro fede e il fuoco che avevano dentro.
Anche noi dobbiamo fare lo stesso: venire fuori dalle insoddisfazioni, dalle paure, dalle relazioni che soffocano, dalla prigione della sfiducia, dai fallimenti, dalla paura di fare brutta figura, di sbagliare…
Bisogna smettere di giustificarsi: "Io sono umile; io non ho le capacità; io non sono adatto", e dirsi piuttosto la verità: "Io ho paura" e avere il coraggio di venire fuori. Dio vuole che EMERGIAMO, che ci realizziamo, che brilliamo. E-mergere vuol dire venire fuori (e=venire fuori; mergo=immergersi, essere dentro l'acqua).
2. Il secondo movimento è dall'interno all'esterno
La Maddalena, gli apostoli, erano ripiegati su se stessi, tutti presi dal loro dolore e sofferenza. Sprofondare nel dolore, stare con la testa bassa, impedisce di vedere la realtà, per cui essi non vedono Gesù, che pure è loro davanti: la Maddalena pensa che sia il guardiano del giardino. I discepoli di Emmaus ci stanno insieme tutto il giorno e non lo riconoscono. Quando appare agli apostoli (e non c'è Tommaso) pensano che sia un fantasma.
In fondo non è strano, perché quando siamo presi dal dolore e dalle preoccupazioni, neppure ci accorgiamo di ciò che accade fuori, della vita che c'è, delle opportunità che ci vengono offerte… per cui segue il blocco, il non-movimento, ma bisogna uscire fuori. La Pasqua ci spinge a vedere le cose in modo diverso, ci ricorda che la realtà forse non è come la si crede: anche gli apostoli e la Maddalena, chiusi nel loro dolore, pensavano che tutto fosse finito, che Lui era morto ma non era così! In tanti pensiamo: "Sono questo... è il mio carattere... non c'è niente da fare... alla mia età... Ma come gli apostoli, venendo fuori da se stessi, cambiarono il mondo, così anche tu, se distogli l’attenzione da te e guardi fuori, vedrai che la vita è: "Sorpresa! non è come tu pensavi!".
3. Il terzo movimento è: "Muoviti!". È passare dalla staticità alla dinamicità. Nel racconto dei Vangeli le persone si muovono, corrono, escono fuori. Gesù camminava sempre, era sempre in azione. È necessario essere sempre in movimento (dentro) per essere vivi, un po' come i bambini che non stanno mai fermi. La vita è movimento e la morte è staticità.Se la vita non ci piace, ha qualcosa che non va, invece di piangerci addosso... muoviamoci!
Il quarto movimento è: "Da te a noi. È andare dal personale al comunitario. La Maddalena pensava al "suo" Gesù: era un dolore tutto suo che non riusciva a superare. Ma Gesù le dirà di andare dagli apostoli e annunciare ciò che aveva visto, perché riguardava tutti, non solo lei. Agli Apostoli, incontrati al cenacolo, Gesù dirà di portare fuori l’esperienza fatta: "Andate in tutto il mondo e annunciate il vangelo ad ogni creatura" (Mt 28)". Da Gesù, che muore singolo, nasce il gruppo degli Apostoli. Da Gesù: la matrice, l'iniziatore, la sorgente, nasce il gruppo: la Chiesa, la Comunità, gli Apostoli. La resurrezione ci insegna proprio questo: abbiamo bisogno di essere uniti, di formare gruppo, di andare verso un'Unica Grande Comunità Umana. Cosa significa allora essere risorti? Non dire più: "E' colpa sua!... Si arrangino!... Io non c'entro!... Non sono mica affari miei!... Se la sono voluta", ma ritenere che tutti siamo Uno. Non essere indifferenti negli eventi ma decidere di dire e di fare: "Mi interessa... mi sta a cuore... so che c'entro anch'io... so che io posso fare qualcosa anche a distanza...” Questo è vivere la Pasqua! È risorgere con Cristo! AUGURI! BUON CAMMINO!
P. Vincenzo